ICF: una bussola per l’infermiere occupazionale
Verso una presa in carico integrata, personalizzata e orientata al funzionamento
Dr.ssa Mimoza Doçi – Terapista Occupazionale
22 maggio 2025

Abstract
L’articolo propone una riflessione sull’impiego della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) a parte dell’infermiere occupazionale, evidenziandone la funzione strategica nella valutazione multidimensionale della persona, nella costruzione di piani assistenziali individualizzati e nella promozione di un’assistenza centrata sul funzionamento. Attraverso un esempio clinico e una lettura integrata dei domini ICF, il contributo illustra l’applicazione concreta dello strumento nel contesto lavorativo.
Particolare attenzione è dedicata alla sinergia tra ICF e Disability & Diversity Management (DDM), sottolineando il potenziale di collaborazione tra infermiere occupazionale e Diversity Manager nella costruzione di ambienti inclusivi.
L’articolo si conclude con una riflessione sulle prospettive future dell’integrazione dell’ICF nei contesti educativi, assistenziali e organizzativi.
Parole chiave
- Infermiere occupazionale
- ICF
- Funzionamento
- Inclusione
- Piano assistenziale individualizzato
- Diversity & Disability Manager (DDM)
- Ergonomia
- Contesto lavorativo
- Empowerment
- Valutazione multidimensionale
Introduzione
Nel contesto contemporaneo dell’assistenza sanitaria, caratterizzato da una crescente attenzione all’individualizzazione dei percorsi di cura e all’interdisciplinarietà, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2001), rappresenta un modello concettuale e operativo di straordinaria utilità. Essa consente una lettura multidimensionale della salute, che integra gli aspetti biologici, psicologici e sociali dell’individuo, superando la tradizionale dicotomia salute-malattia.
Per l’infermiere occupazionale, impegnato nella promozione della salute e nella prevenzione della disabilità nei contesti di vita e di lavoro, l’ICF si configura come uno strumento fondamentale per la valutazione funzionale, la progettazione di interventi assistenziali personalizzati e la comunicazione efficace all’interno dei team multiprofessionali (Vellone & Alvaro, 2015).
ICF e infermieristica occupazionale: un binomio virtuoso
L’ICF consente all’infermiere occupazionale di analizzare in modo strutturato le componenti del funzionamento umano:
- Funzioni e strutture corporee (es. dolore, mobilità articolare, resistenza fisica)
- Attività e partecipazione (es. cura di sé, lavoro, mobilità)
- Fattori ambientali (es. barriere architettoniche, supporti tecnologici, relazioni sociali)
- Fattori personali (es. età, motivazione, capacità di coping)
Grazie a questa cornice, l’infermiere è in grado di costruire un piano assistenziale che rispecchi realmente i bisogni e le potenzialità della persona, valorizzando il principio dell’autodeterminazione e dell’empowerment (Petretto & Pili, 2020).
Un esempio pratico
La signora C., 60 anni, addetta alla segreteria in un’azienda pubblica, lamenta lombalgia cronica e affaticamento nella posizione seduta. L’infermiere occupazionale effettua una valutazione secondo il modello ICF, rilevando:
- b280 (sensazione di dolore)
- d430 (difficoltà nel sollevare oggetti)
- d360 (uso prolungato del computer con postura scorretta)
- e150 (scrivania non ergonomica)
Sulla base di tali evidenze, vengono definiti obiettivi assistenziali volti a ridurre la sintomatologia, migliorare l’autonomia lavorativa e favorire il benessere psico-fisico. L’intervento infermieristico prevede addestramento posturale, micro-pause, adattamento ergonomico della postazione e supporto motivazionale.
Tabella 1. Piano assistenziale ICF: caso della sig.ra C.
Integrazione ICF e Disability e Diversity Management (DDM): un’alleanza strategica per l’inclusione
L’approccio proposto dall’ICF – centrato sul funzionamento, sulla partecipazione e sui fattori ambientali – si rivela perfettamente allineato ai principi del Disability & Diversity Management (DDM). Sebbene nati in ambiti diversi, entrambi promuovono una visione inclusiva della persona e si fondano sull’identificazione e rimozione delle barriere che ostacolano la piena partecipazione nei contesti di vita, sociali e lavorativi.
In particolare, la figura del Disability & Diversity Manager – ormai sempre più presente in organizzazioni pubbliche e private – ha il compito di promuovere politiche inclusive, facilitare il benessere organizzativo e valorizzare le differenze individuali. Secondo quanto evidenziato nelle Linee guida UNAR (2019) e nei documenti AIDP (2022), il DDM rappresenta un ponte tra strategia organizzativa e attuazione concreta dell’inclusione.
In questo scenario, l’infermiere occupazionale può assumere un ruolo chiave, contribuendo con competenze cliniche e valutative alla costruzione di ambienti accessibili e partecipativi. Attraverso l’utilizzo strutturato dell’ICF, infatti, è in grado di fornire un quadro oggettivo del funzionamento della persona (es. capacità residue, ostacoli ambientali, bisogni adattivi) e di partecipare attivamente alla progettazione di interventi personalizzati. La collaborazione tra infermiere occupazionale e DDM consente quindi non solo un’assistenza più efficace e centrata sulla persona, ma anche un’evoluzione culturale e organizzativa verso un modello realmente inclusivo.
In tale prospettiva, l’ICF cessa di essere un semplice strumento valutativo per diventare una leva trasformativa: una grammatica comune tra ambito sanitario, sociale e lavorativo, capace di sostenere il cambiamento verso contesti più equi, partecipativi e orientati al benessere.
Prospettive future
Nel futuro l’ICF potrà essere esteso al supporto dei caregiver, alla progettazione educativa, e alla valutazione dell’inclusione nei contesti lavorativi. La collaborazione tra professionisti sanitari e Diversity Manager potrà generare protocolli condivisi, indicatori e strumenti operativi, mentre la formazione sull’ICF dovrebbe entrare stabilmente nei curricula accademici.
Conclusioni
L’adozione dell’ICF nella pratica dell’infermiere occupazionale rappresenta una svolta culturale e metodologica, orientata al funzionamento, alla qualità della vita e alla centralità della persona. Il suo utilizzo sistematico promuove una maggiore coerenza nei percorsi assistenziali, favorisce il lavoro interdisciplinare e contribuisce alla sostenibilità dei servizi sociosanitari.
In un contesto che chiede cura personalizzata e partecipazione attiva, l’ICF si conferma uno strumento strategico imprescindibile.
Bibliografia
- World Health Organization. (2001). International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). Geneva: WHO.
- FNOPI. (2022). Linee guida sull’utilizzo dell’ICF in ambito infermieristico.
- Petretto, D. R., & Pili, R. (2020). ICF e pratica professionale. Trento: Erickson.
- Vellone, E., & Alvaro, R. (2015). La classificazione ICF nella pratica clinica. Roma: Carocci.
- UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. (2019). Linee guida per la promozione del Diversity Management nei luoghi di lavoro.
- Barbieri, P. (2020). Il Disability Management in Italia: potenzialità e prospettive. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, 42(Suppl. 2), 84–90.
- Rossi, L., & Pedron, L. (2021). Disability e Diversity Manager: nuove figure professionali per l’inclusione. Welfare Oggi, 3.
- European Disability Forum. (2022). Disability Inclusion in the Workplace: Policy Framework and Good Practices.
- INAIL. (2021). Disability Management per l’inclusione delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro. Collana Dati INAIL.
- Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. (2021). Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità (D.Lgs. 151/2015).
Dr.ssa Mimoza Doçi - Terapista Occupazionale